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Il ruolo di Stato, Regioni ed enti locali per creare competenze al Sud

Il sole 24 Ore - Claudio De Vincenti

Edizione 2025

Da tempo sappiamo che è il capitale umano il fattore decisivo per la capacità di crescita delle economie avanzate. La sua rilevanza è ben chiara se si guarda alle trasformazioni in corso nell’industria, dove le imprese capaci di proiettarsi nella competizione internazionale sono quelle che fanno leva sui processi di innovazione scientifica e tecnologica, sulla condivisione delle competenze, sull’evoluzione tecnica continua e diffusa dei processi produttivi concreti. E altrettanto vale nel mondo dei servizi di tipo industriale (le public utilities) e in quelli professionali fornitori diretti dell’industria Ma la stessa agricoltura vive oggi un processo di trasformazione profondo sia nelle metodologie di lavorazione della terra sia nella produzione agroindustriale. Per non parlare dei servizi alla persona, dove la qualificazione degli addetti costituisce l’elemento decisivo per il risultato “produttivo”, ossia per coloro che di quei servizi usufruiscono. È dunque essenziale, per il futuro del nostro Paese e delle sue giovani generazioni, recuperare qualità ed efficacia formativa del sistema dell’istruzione. E se questo è vero per l’Italia nel suo insieme, lo è ancor più per il suo Mezzogiorno. Non mancano al Sud punti di forza su cui fare leva: dalle tante scuole, in particolare del ciclo primario, in cui gli insegnanti profondono impegno e competenze nella formazione dei bambini e dei ragazzi, ai risultati che ottengono gli Istituti tecnologici superiori (lts) operanti nelle regioni meridionali, ad alcune università di eccellenza nonché alle academy collegate. Ma è bene essere consapevoli che anche sul terreno della formazione siamo di fronte a un divario significativo. Lo vediamo nel permanere al Sud di una maggiore incidenza della dispersione scolastica (ragazzi e ragazze che abbandonano la scuola prima di aver completato l’obbligo), nel peggioramento dei risultati ai test Invalsi che si riscontra nel passaggio ai gradi di istruzione superiori, nella scarsa diffusione dell’istruzione professionale e di quella tecnica, nella limitata presenza quantitativa di Its una situazione che non è senza conseguenze sulla più elevata percentuale al Sud di Neet (giovani che non studiano e non lavorano). E lo vediamo nella migrazione studentesca verso le università del Centro-Nord, a fronte di una presenza pur importante e qualificata, ma quantitativamente insufficiente, di università meridionali di eccellenza. Sono i temi al centro dell’edizione di quest’anno di Agenda Sud 2030, il convegno che la Fondazione Merita organizza – in partnership con Cdp, Intesa Sanpaolo e alcune delle maggiori imprese italiane – domani e dopodomani, 4 e 5 aprile a Napoli, presso Gallerie d’Italia. Al cuore della due giorni – dal titolo “Competenze per Io sviluppo” – ci saranno proposte operative che vertono intorno all’esigenza indifferibile di un’assunzione di responsabilità e di un corretto rapporto tra poteri di indirizzo dello Stato e ruolo delle Regioni e degli enti locali. Così, in materia di istruzione primaria e secondaria lo Stato deve tornare a svolgere un ruolo forte di potenziamento degli istituti scolastici meridionali, e non solo in termini di investimenti ma soprattutto di formazione dei docenti e di omogeneizzazione dei criteri di valutazione degli studenti. In materia di formazione professionale, poi, è urgente un intervento mirato – sulla base dell’art. 119 della Costituzione – per attivare corsi di formazione nelle Regioni che ne sono più carenti e nel qualificarli in modo che attraggano i ragazzi e le ragazze verso percorsi di studio e lavoro, temi su cui anche il mondo delle imprese deve assumersi una fattiva responsabilità. Mentre, per riparare alla carenza di Istituti tecnologici superiori rispetto alle esigenze delle aziende, è necessario superare l’attuale frammentazione di competenze tra Stato e Regioni, prevedendo poteri reali di indirizzo e coordinamento in capo allo Stato, da supportare con risorse finanziarie ai sensi anche qui dell’art. 119 della Costituzione. Infine, in campo universitario è necessario potenziare i criteri perequativi del fondo di finanziamento ordinario e, al tempo stesso, rafforzarne i criteri premiali in funzione degli obiettivi di performance formativa: si tratta di orientare a fini di elevamento della qualità dell’insieme del tessuto universitario meridionale una mole di risorse crescente (non decrescente).